TIPOLOGIE ED EFFETTI DELLO STRETCHING
Il termine stretching deriva dal verbo inglese ‘to stretch’ che in italiano significa allungare.
Si tratta di un insieme di esercizi di allungamento muscolare, spesso utilizzati dagli atleti nella fase preparatoria “di riscaldamento”, o in quella conclusiva “di raffreddamento”.
Durante lo stretching la struttura muscolare viene distesa, resa flessibile e irrorata di sangue per consentire ai muscoli di ricevere una maggior quantità di ossigeno. L’obiettivo è di migliorarne l’estensibilità e la flessibilità, nonché la mobilità articolare permettendo maggiore ampiezza dei movimenti, forza e coordinazione.
È praticato in ambito sportivo principalmente come prevenzione agli infortuni e in ambito medico, soprattutto per la riabilitazione.
EFFETTI DELLO STRETCHING
La medicina sportiva riconosce ormai da anni un’efficacia indiscutibile alla pratica dello stretching, di fatto è stato dimostrato che in atleti sottoposti quotidianamente a esercizi di allungamento, l’incidenza dei traumi si riduce notevolmente contribuendo a prevenire infortuni e malattie osteo-articolari.
Si rivela di grande importanza anche in ambito riabilitativo per riacquistare l’ampiezza dei movimenti e per compensare la rigidità muscolare causata da posture scorrette.
Lo stretching può essere potenzialmente dannoso se non praticato in maniera corretta e costante, è inoltre sconsigliato ai soggetti che hanno subito da poco operazioni chirurgiche o a coloro che sono rimasti a lungo inattivi e sedentari.
TIPOLOGIE DI STRETCHING
Esistono tre diverse forme di stretching che, seppur proponendolo come elemento base, si differenziano sostanzialmente nell’approccio.
STRETCHING BALISTICO
È una tecnica di allungamento muscolare che consiste nel fare oscillare ripetutamente e in maniera incontrollata gli arti o il busto oltre il normale raggio di movimento.
Si tratta di un riflesso incondizionato che induce il muscolo, sottoposto ad una brusca tensione d’allungamento, a reagire con una rapida contrazione, rendendo alto il rischio di trauma muscolo-tendineo, caratteristica che ha reso altri tipi di stretching preferibili a questo.
Questo movimento oscillatorio è ritenuto da molti pericoloso in quanto, nei casi più accentuati può portare a strappi e stiramenti.
STRETCHING DINAMICO
Lo Stretching dinamico viene spesso confuso con lo stretching balistico ma differisce da quest’ultimo nella modalità di esecuzione degli esercizi. Il concetto è analogo ovvero, far oscillare gli arti o il busto, ma in maniera controllata e lenta, quindi senza ricorrere a slanci e scatti.
Questa tecnica di allungamento serve a riscaldare contemporaneamente uno o più muscoli mobilizzando le articolazioni connesse, motivo per cui è particolarmente utilizzato durante la fase di riscaldamento di un allenamento.
STRETCHING STATICO
È costituito da una serie di esercizi in cui si raggiunge l’allungamento muscolare tramite posizioni di massima flessione, mantenute per un tempo che varia da 15 a 30 secondi.
I movimenti non devono essere bruschi e la tensione del muscolo deve essere lenta e progressiva. È importante fermarsi quando si è raggiunta la tensione massima.
Viene spesso utilizzato per ridurre la sensazione di fatica nella fase conclusiva di una prestazione sportiva, ovvero di raffreddamento.
CONCLUSIONE
Lo stretching richiede particolare attenzione alla respirazione che dovrà essere lenta e controllata, adatta alle posizioni che si assumono e mai in contrasto con quella naturale.
La semplicità dell’esecuzione e la sua adattabilità alle differenze individuali di tensione muscolare e di flessibilità, lo rendono utile per ridurre il grado di stress, riequilibrando le naturali tensioni psico-fisiche.
CURIOSITA’
– Ogni individuo raggiunge il massimo della flessibilità muscolare e articolare attorno ai 10 anni di età.
– Secondo uno studio dell’esercito statunitense gli sportivi molto flessibili e quelli scarsamente flessibili hanno una probabilità più alta di incorrere in infortuni rispetto a chi ha una flessibilità nella media.